Sono nell'Isola d'Elba

                                                                  il 18.7.87 alle 10.25

                                                                  su una deliziosa spiaggetta.

 

 

         Tira un forte vento di scirocco, ho appena fatto un rapido bagno e mi sono cosparso le spalle e le braccia di latte abbronzante alla carota.

 

         Mare, cielo, sole, sabbia, palme, pini, bagnanti chiassosi, bagnanti che, come salamandre, offrono al sole il loro corpo in attesa di ricevere i caldi raggi che, penetrando nell'epidermide, la restituiscano di colore diverso.

 

         Le onde scrosciano, la risacca si infrange in miriadi di bollicine, quasi fosse la scomposizione del mare che tenta di introdursi nella terra e di inglobarla. Schizzi pieni di salsedine, gabbiani che, con noncuranza, osservano la fauna umana quasi considerandola intrusa nel loro regno naturale. Sono lì, su una roccia, in silenzioso colloquio, mentre attendono l'ora giusta per iniziare il lavoro quotidiano.

 

         Sotto il mare c'è silenzio, un silenzio rotto solo dal ronzio di qualche motore impertinente di motoscafo che cerca si sovvertire anche quell'ultimo luogo remoto, regno di chi non parla, di chi vive su tanti piani, volando dal fondo alla superficie.

 

         Sarà vero anche questo? Perché non pensare che la triglia, uscendo al mattino dalla sua tana, non vada a scodinzolare quattro chiacchiere con la vicina? Oppure il polpo che, sgranchiendo i suoi tentacoli, pensi a quella che sarà la sua giornata tra successi e pericoli nell'attraversare la strada tracciata sul fondale? Oppure l'aragna, che, nascosta vigliaccamente sotto la sabbia, e sogghignando beffardamente, aspetta, come un sicario, per colpire, con le sue terribili armi, la vittima designata? Lo fa per piacere o per lucro? E' una sua tara congenita o qualcuno, per poche conchiglie le ha commissionato il delitto?

 

         E se fossimo noi sotto l'acqua a fare dei silenziosi discorsi? Se dovessimo comunicarci a gesti i nostri affetti, le nostre passioni, i nostri carichi di gioie e di tristezze? Forse potremo solo comunicare il nostro odio, perché quello ha bisogno solo di colpire.

 

         Sono sempre in superficie. I gabbiani continuano a discorrere animosamente in silenzio. La mia casuale vicina di spiaggia si è già rivoltata tre volte su se stessa, sdraiata sull'asciugamano, per non omettere di offrire al sole una qualche parte di se stessa.

 

         Un sub, un signore di mezza età con i baffetti, circondato da signore, anche esse di mezza età, buffamente paludate da sgargianti costumi. Colori artificiali in mezzo a colori naturali. Pelli di colore naturale esposte al sole per avere un colore artificiale, come, in fondo, ho fatto anche io con la mia pelle.

 

         Un gabbiano si è alzato in volo, come un operaio che, dopo aver timbrato il cartellino, inizia il suo lavoro per produrre qualcosa. Mi sono sempre chiesto se i gabbiani vanno in ferie. Eppure vivono sempre in località dove la fauna umana va in ferie! Seguono per ore ed ore le navi come degli accattoni, sperando di ricevere un riconoscimento alla loro tenacia, alla loro costanza, alla loro instancabile forza.

 

         Le onde si sforzano ancora nel tentativo assurdo di sommergere quei pochi lembi di terra che sono sfuggiti al potere del mare. Vogliono sommergere tutto, vogliono che la terra sia un mare, che i cosiddetti animali terrestri vivano nell'immensità del silenzio del mare, vogliono che la stoltezza umana sia lavata da un lavacro perenne, vogliono che tra il mare e il cielo rimangano solo i gabbiani che, con il loro volo maestoso, raccontino in silenzio la straordinaria fusione che la natura ha operato tra l'uomo, la terra, il cielo, il mare!

 

 

 

                                                                  Mario Luchi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono sempre sulla spiaggia

di prima vicino a Rio Marina

ora sono le 11.22.

 

 

 

         ...ma come farà il mare a raggiungere le vette più alte? Come faranno i gabbiani a volare più in alto degli uccelli più alti? Come farà l'uomo a sprofondare negli oceani più profondi delle vette più alte? E' forse insano pensare che la Fossa delle Marianne diventerà più alta della profondità del K2? Proviamo a rivoltare la crosta terrestre! I pesci volano e... i gabbiani non potranno che nuotare nella profondità del cielo. E' tutto falso! E' tutto possibile! E' tutto vero! Tutto sta per cambiare! La forza di gravità ci proietterà verso un infinito che sarà dentro di noi, a portata delle nostre mani, profondamente attaccato alla nostra pelle. Lì ci sarà il nostro ieri, il nostro oggi, il nostro domani, quello mio, quello della mia ignota vicina di spiaggia, un nostro sempre, con la pelle bruciata dal sole, con le escoriazioni prodotte dai sassi ruvidi, dai cocci di bottiglia, dalle lattine di Coca Cola.

 

         Avremo sopra il mare, sotto il cielo, a destra la terra, a sinistra gli animali feroci, ci faranno ombra le alghe marine e ci tufferemo su mari di pini e di abeti

 

 

 

 

Mario Luchi